giovedì 29 ottobre 2009

Sulla sensazione provocata in me da "Air Terminal Roma" di Stefano Fiore

 
 
Non c'è nulla da fare, diretto ed eloquente come un'immagine esiste ben poco. Soprattutto se ci vedi raffigurato ciò che di più recondito hai dentro. Una persona mentre vive si dimentica di ascoltarsi, di sondare la sua profondità, di vedersi. Fin quando dall'esterno non giunge un input, come successe al pirandelliano Vitangelo, detto Gengè.
In questo caso l'input è stato Air Terminal Roma, un'opera del mio amico Stefano. Nuvole fredde e cariche si addensano, mescolandosi con la luce calda del tramonto, su una città onirica e decadente che il titolo indica come Roma; ma, non so perché, le verticalità dei lampioni nell'oscurità avanzante, le torri in lontananza, i fumi evanescenti, mi danno l'impressione di contemplare i minareti di una metropoli orientale. Anzi, riesco ad essere più preciso: Istanbul. Perché Istanbul? La coincidenza (o l'enigma) di questo quadro, che in un istante ha estrapolato da chissà quale cono d'ombra della mia memoria una così avvolgente sensazione di sicurezza, sta proprio qui: ho avuto la fortuna di vagare per le strade di questa splendida ed evocativa città esattamente sotto la stessa luce che vive nell'opera; mi colpì moltissimo per il suo ossimoro caldo-freddo. La luce. Cristo, quanto influisce in me, e in ogni singola sua gradazione! Vederla riproposta qui, tale e quale, come se Stefano fosse stato a Istanbul con me, mi ha incantato.
Forse non è un tramonto quello. Ma il bagliore di un'esplosione, avvenuta chissà dove in lontananza. Dovrei oltrepassare lo Stargate che separa il mio reale dalla profondità della scena, ed entrarci dentro. Ma non sarebbe giusto. L'enigma si risolverebbe e perderebbe la sua attrattiva.
L'impressione di una città in rovina corona la visione: è la metafora della condizione umana del nostro tempo, esteriormente brillante. Internamente brillata. Air Terminal Roma somatizza sugli edifici della città la decadenza dell'umano moderno.
Ne sono attratto, di più non so. Come dicono i Bluvertigo "... mi piace tutto ciò che sembra decadenza".
Lo voglio veder penzolante da una parete a caso, ma che frequento spesso.

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