venerdì 27 novembre 2009


L'amarezza del consumismo risiede in quel senso di insoddisfazione che proviamo ogni volta che appaghiamo l'ennesimo futile bisogno.

lunedì 16 novembre 2009

Questo non è (purtroppo) una pipa


Magritte aveva capito tutto. René Magritte, il pittore belga. Quello di "Questo non è una pipa". Il suo decontestualizzare gli oggetti attira l'attenzione di milioni di curiosi, affascinati dai suoi giochi surreali: un pittore dipinge un uccello mentre guarda un uovo; un uomo allo specchio che, invece di rifletterne in modo speculare l'immagine, ne mostra le spalle e la nuca. Accidenti che trovate! Si prova una forte destabilizzazione guardando le sue opere, ma si ha la sensazione che tutto finisca lì, all'interno del quadro. Un bel gioco appassionante, ironico, a tutta prima geniale, fuorviante al punto da rapire sinceramente. Tuttavia fine a se stesso. Però, che simpatico! E pensare che i francesi dicono dei belgi che non hanno senso dell'humor! "Questo non è una pipa"! Foucault ci ha scritto un libricino su questo quadro, di pochissime pagine; un rompicapo filosofico.

Occorre però che ognuno ci metta del proprio in un'opera d'arte; l'artista funge talvolta da psicologo: non mette insieme il puzzle per te, ma ti aiuta a comporlo. Lascio quindi da parte i sofismi di Foucault (col dovuto rispetto, ovviamente), e anche quelli di Magritte. Sì, anche i suoi. Ora non m'importa cosa volesse dire René. Una cosa mi attrae se mi fa pensare, non solo se m'induce a ripercorrere riflessioni altrui, per di più figlie di un diverso momento storico; ho bisogno di attualizzarla, di specchiarmici, di gettare, attraverso l'intuizione del suo potenziale, un fascio di luce sui miei coni d'ombra. E su quelli del mio tempo.
È una fase di destabilizzazione data dall'aver compreso quanto quei concetti fondamentali, che mi sono stati insegnati come immutevoli e univoci (o che ho recepito come tali) e che orbitano intorno alla vita di un uomo, assumano via via così tante - troppe - accezioni? Sì.
Che "Questo non è una pipa" lo si capisce crescendo. È la disillusione dell'adulto.

mercoledì 11 novembre 2009

L'Enigma del non sapere cosa dire


« Cosa fai quando ti trovi in compagnia e non sai cosa dire? Te ne resti zitto o parli della prima stupidaggine che ti salta in mente? »
« Trovo una scusa e mi tolgo dai piedi... »
« Ok, ma mettiamo il caso che tu non possa far altro che rimanere, come ti comporti? »
« Beh... restare zitto lo escluderei, perché chi è lì potrebbe pensare che sono noioso. Anzi, lo penserebbe di sicuro. E poi i silenzi mi inquietano! Le persone danno sempre l'impressione di voler essere intrattenute... »
« ... quindi, piuttosto, punti su un argomento leggero »
« Mah... sì e no. Anche questo può avere delle ripercussioni negative; bisogna saper gestire anche un argomento fittizio e conferirgli un certo interesse, per evitare che l'interlocutore ne colga l'artificiosità, perda l'attenzione, e ugualmente si faccia l'idea di trovarsi davanti una persona noiosa. In realtà penso che punterei sul gioco, sull'ironia, sullo scherzo... »
« Come dire che chi scherza spesso lo fa perché non ha nulla da dire. La risolvi così insomma... »
« Non è facile. Penso all'ironia come a una qualità congenita; bisogna anche, in un certo qual modo, saper scherzare. Chi non è avvezzo e lo fa solo per ripiego rischia d'esser frainteso... »
« Che guaio interagire a volte! Ma è poi così grave esser presi per noiosi? »

domenica 1 novembre 2009

C'era troppa gente



Nell'umano
irregolare coacervo
di Via del Corso
con un conoscente andavo

mentre in tasca
intorpidite
giocavano le mie dita
con una monetina.

Quand'ecco
poco più in là
sopra un sudicio cartone
disteso

la sua nodosa mano
verso me
confidente
un clochard tendeva

con gl'occhi indicando
esattamente
la mia tasca.
Ma no.

Nient'altro ebbe
che una tiepida
fugace occhiata.
C'era troppa gente.