giovedì 30 settembre 2010

Futuro e Libertà: bisogna che tutto cambi affinché tutto rimanga com'è


Da profano. Il problema di Fini non è mai stato Berlusconi, ma Bossi. Credo - ma è evidente - che l'insofferenza e la preoccupazione del Presidente della Camera rispetto alla posizione del Senatùr (già condannato, ricordiamolo, per vilipendio alla bandiera italiana) fossero giunte ultimamente all'acme. Soprattutto a seguito degli ulteriori ottimi risultati alle Regionali 2010 ottenuti dalla Lega, che influenza con sempre minor ostacolo la politica del Pdl. E non solo nell'area padana, come molti pensano.

Ecco quindi che l'eterno secondo pidiellino si sbarazza della posizione subordinata all'interno del suo (ormai ex) partito, mantenendo pure la carica: dopo aver cavalcato astutamente l'onda del malcontento per le discutibili direzioni prese dal governo rispetto al suo programma elettorale, in questi ultimi mesi si è circondato di un manipolo di epigoni e ha messo su un partito alternativo dal quale far pesare anche il proprio volere. Attenzione però: alternativo, sì, ma solo al potere decisionale della Lega all'interno della coalizione di maggioranza, non a Berlusconi in sé, che dalla morsa di questa pare riesca sempre meno a divincolarsi.

Per queste semplici ragioni, quindi, chi si aspetta da Fini, Bocchino e Co. ribaltoni, sfiducie o altri pericoli concreti per il Governo Berlusconi IV si metta pure l'anima in pace: Futuro e Libertà non intende far cadere il governo.

lunedì 27 settembre 2010

Generalizzare: deleterio processo cognitivo



Sto maturando una forte idiosincrasia per coloro che hanno l'abitudine di generalizzare. Naturalmente me compreso, quando ci casco. Per esempio, quante volte sentiamo l'incipit "questo è tipico degli italiani..." ? Non è infrequente. E sembra essere socialmente trasversale; direi che è tipico degli italiani dire "questo è tipico degli italiani...". Ecco, appunto! Ad ogni modo, nel momento in cui generalizziamo la nostra immaginazione si polarizza su una determinata realtà, quella che per un motivo o per un altro diviene alla nostra attenzione macroscopica rispetto alle altre, considerate momentaneamente accessorie. Salvo poi constatare, in tutt'altro contesto e magari con più calma, che per ogni situazione o idea che ci colpisce ne abbiamo vissuta o conosciuta un'altra antitetica e ugualmente intensa.

Ributtanti ritornelli come "lo fanno tutti...", "lo dicono tutti..." o "lo sanno tutti che...", nel linguaggio corrente, corroborano spesso il tentativo di convincere altri o se stessi ad avallare o rifuggire un'idea, un'opinione. Essi sono paragonabili a un morgana, un'illusione ottica. Oltre a rappresentare una gabbia mentale per l'interlocutore, poiché alienano la sua conoscenza delle realtà particolari proponendogliele come fossero cloni seriali da non considerare se non in blocco.

In questo modo diventa difficoltoso non tanto controbattere, quanto far realmente comprendere a chi ha appena fatto di tutta l'erba un fascio l'eccessiva eterogeneità degli esempi che accomuna: egli risponderà che le vostre argomentazioni sono marginali, che non intaccano la sua tesi o che, tutt'al più, sono l'eccezione che conferma la regola.

Ecco, basta con queste eccezioni che confermano regole. Qui da noi si è talmente abusato di questo detto che ora l'eccezione sconfessa la regola. O da quest'ultima è confermata, come si preferisce.

sabato 11 settembre 2010

Quanto interessa all'Italia il riscaldamento globale


Negli ultimi anni i mass media hanno giustamente stigmatizzato la mancata ratifica del protocollo di Kyōto da parte, per esempio, degli Stati Uniti, già firmatari con Clinton nel '98 e responsabili di quasi il 40% delle emissioni di gas serra. E l'Italia? Il nostro Paese ha firmato il protocollo nel '98 e lo ha ratificato nel 2002. Ciò significa che ci siamo impegnati a rispettare i parametri dettati dal trattato internazionale, nel quadro di una progressiva riduzione del rilascio dei 6 gas indicati come i maggiori responsabili del riscaldamento globale, ossia:

•biossido di carbonio (CO2)
•metano (CH4)
•protossido di azoto (N2O)
•idrofluorocarburi (HFC)
•perfluorocarburi (PFC)
•esafluoro di zolfo (SF6)

Bene. Dopo un percorso travagliato di quasi due anni tra audizioni, emendamenti e sedute Camera/Senato, il 29 luglio scorso è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge 120/2010, ossia il corpus del nuovo codice stradale. In materia di nuove sanzioni ci si accorge però della scomparsa del divieto (presente invece nel testo precedente) di tenere acceso il motore del veicolo per mantenere in funzione l'impianto di condizionamento dell'aria durante la fermata. E le emissioni di CO2? E le direttive del protocollo? Quasi paradossalmente tale divieto rimane invece per la sosta, ed è punito con una multa di 200 euro.
Come dire che, quando parcheggi e te ne vai, non puoi lasciare la macchina accesa e l'aria condizionata inserita.