lunedì 16 novembre 2009

Questo non è (purtroppo) una pipa


Magritte aveva capito tutto. René Magritte, il pittore belga. Quello di "Questo non è una pipa". Il suo decontestualizzare gli oggetti attira l'attenzione di milioni di curiosi, affascinati dai suoi giochi surreali: un pittore dipinge un uccello mentre guarda un uovo; un uomo allo specchio che, invece di rifletterne in modo speculare l'immagine, ne mostra le spalle e la nuca. Accidenti che trovate! Si prova una forte destabilizzazione guardando le sue opere, ma si ha la sensazione che tutto finisca lì, all'interno del quadro. Un bel gioco appassionante, ironico, a tutta prima geniale, fuorviante al punto da rapire sinceramente. Tuttavia fine a se stesso. Però, che simpatico! E pensare che i francesi dicono dei belgi che non hanno senso dell'humor! "Questo non è una pipa"! Foucault ci ha scritto un libricino su questo quadro, di pochissime pagine; un rompicapo filosofico.

Occorre però che ognuno ci metta del proprio in un'opera d'arte; l'artista funge talvolta da psicologo: non mette insieme il puzzle per te, ma ti aiuta a comporlo. Lascio quindi da parte i sofismi di Foucault (col dovuto rispetto, ovviamente), e anche quelli di Magritte. Sì, anche i suoi. Ora non m'importa cosa volesse dire René. Una cosa mi attrae se mi fa pensare, non solo se m'induce a ripercorrere riflessioni altrui, per di più figlie di un diverso momento storico; ho bisogno di attualizzarla, di specchiarmici, di gettare, attraverso l'intuizione del suo potenziale, un fascio di luce sui miei coni d'ombra. E su quelli del mio tempo.
È una fase di destabilizzazione data dall'aver compreso quanto quei concetti fondamentali, che mi sono stati insegnati come immutevoli e univoci (o che ho recepito come tali) e che orbitano intorno alla vita di un uomo, assumano via via così tante - troppe - accezioni? Sì.
Che "Questo non è una pipa" lo si capisce crescendo. È la disillusione dell'adulto.

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