mercoledì 14 luglio 2010

Pesci rossi nella boccia


Chissà cosa pensava del'homo technologicus Chris McCandless mentre se ne stava dentro il Magic Bus, durante le buie e fredde serate solitarie nei boschi dell'Alaska. Fisicamente lontanissimo dalla civiltà, ma ancor più mentalmente. Lui che per mangiare aveva scelto di cacciare e raccogliere vegetali commestibili invece di scendere al supermercato sotto casa; che per scaldarsi aveva imparato ad accendersi un fuoco invece di pagare bollette all'azienda statale data in gestione a privati; che aveva scelto il nomadismo come parte integrante di una cultura della conoscenza al posto della stanzialità, perché la stasi sa di morte; che ha espresso così tanta passione, amore e religiosità in ogni suo atto da eguagliare e superare il più buon esempio che uno qualsiasi dei credi presenti al mondo possa offrire.
Aveva trovato il buon nascondiglio, come direbbe Paloma, la dolcissima bambina protagonista de "L'eleganza del riccio".

È vero, il modello di vita che conduciamo - e che abbiamo ereditato - ci offre mille comodità. Ma non può alienarci un paio di cavalli di Troia, che appaiono insignificanti solo se considerati in un arco di tempo breve: la ripetitività e la noia. La loro lenta e inesorabile azione nel cervello arriva infine a concentrare l'esplosività della nitroglicerina. Esse agiscono come il più subdolo dei virus che neutralizza i sistemi di difesa dell'organismo. Così, quando finalmente ti desti per opporti e pensi di ritrovare la spada al solito posto, ti accorgi amaramente che lì non c'è più.
La tecnologia moderna, quella che ha l'obiettivo di eludere la fatica, ci separa ogni giorno di più. Arriveremo ad avere un pianeta ciascuno, senza trovare la volontà di metterlo in comunicazione con gli altri.
Cara dolce Paloma, so cosa pensi del futuro: saremo dei pesci rossi dentro una boccia, a cui va cambiata l'acqua ogni tanto. Altrimenti muoiono nelle proprie scorie.

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