domenica 6 dicembre 2009

Luminosità del buio


(Yves Tanguy, Le Jardin sombre, 1928)
Dalla seconda rivoluzione industriale in poi, l'uomo ha perduto un amico fidato; uno degli ultimi, forse, che lo tenesse coi piedi per terra: il buio. La luce artificiale della lampadina elettrica conquistò sempre più i nostri avi, che la collocarono praticamente in ogni ambito. Tramutandola rapidamente in necessità. Molte persone, oggi, hanno paura del buio; prima era molto meno concepibile averne, visto il quotidiano conviverci, soprattutto coloro che stentavano a reperire candele come i ceti più poveri. Per questo ho sempre pensato che quella del buio sia in realtà una sorta di paura acquisita, e non primordiale.

Dovremmo ritrovare un dialogo con la mancanza di luce, poiché sviluppa in noi il concetto di uguaglianza; esiste qualcosa che annulli ogni valore materiale in modo più efficace del buio? Nella sua oscurità tutto è perfettamente uniforme; se un oggetto può pavoneggiarsi coi suoi superlativi grazie alla luce, al buio diventa inutile. Nullo. Noi stessi, quando siamo circondati dall'oscurità, mettiamo in secondo piano le vanità, la fisicità, perdiamo sicurezza, e possiamo solamente rinchiudere ogni fremito volitivo nella voce, l'unico sottile filo conduttore con la realtà abituale.

Tutto è luce in Occidente. Vi sono città famose solo per le spettacolari suggestioni da abuso luminoso. Quelle città, però, hanno bisogno della notte per stupire; Las Vegas, per esempio, di giorno è totalmente anonima. Una città che "vive" solo di notte grazie alla luce. Paradossi.

Sarà perché sono cresciuto vicino alle cantine (e per questo ringrazio la buona sorte) che necessito a volte di luce sommessa, del fuoco fatuo di una candela. Se non dell'oscurità assoluta; certo, sarei reticente se non ammettessi di provare spesso un iniziale disagio, che ho tuttavia imparato a interpretare come necessario, perché accende l'ispirazione. La fantasia nasce dal buio. Se solo imparassimo a scrollarci di dosso il fastidioso retaggio carico di pregiudizi sul suo conto, godremmo dei suoi effetti benefici sulla nostra psiche. Come lo sviluppo della curiosità: eludendo infatti i nostri sensi egli ci mette in una condizione di ricerca continua, anche solo per il compimento di un semplice gesto.
Soffoca la banalità.

Infine i sogni: cosa c'è di più imprevedibile della fase onirica? Ebbene, per raggiungerla dobbiamo chiudere gli occhi e affidarci a lui. Al buio.

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