sabato 8 maggio 2010

La Fantasia


Il concetto di fantasia è molto meno oggettivo di quel che si possa pensare. Anzi, direi che è decisamente soggettivo. E non intendo dire che varia da persona a persona, perché questo è quasi ovvio, ma che ogni ambito tende a svilupparne uno proprio.
Ad esempio, ho sentito il Prof. Paolo Legrenzi, ospite a "Le storie", dire:
"La fantasia è la capacità di costruire un mondo diverso da quello in cui siamo in questo momento, un mondo immaginario. Esso non è totalmente scollegato dal mondo reale: attraverso dei vincoli, delle leggi, dei meccanismi, noi possiamo trasformarne quelli che sono gli oggetti. Anche se non con una totale libertà. Il più antico reperto che abbiamo della civiltà umana, di 39 mila anni fa, è una statuetta di un uomo con una testa di leone"


Questa è la definizione di un dottore, uno studioso. Che non è un fruitore di fantasia (almeno non per lavoro): ne studia i meccanismi. Sotto invece, c'è l'idea di uno dei più grandi artisti e designer del XX secolo, Bruno Munari, presente anche nel suo illuminante "Fantasia" (1977):
"La fantasia permette di pensare a qualcosa che prima non c'era, senza nessun limite. Nel senso che posso anche pensare a delle cose non realizzabili praticamente. Essa opera nella memoria facendo delle relazioni tra quello che uno ha imparato e conosciuto. Per esempio il famoso drago che viene colpito da San Giorgio è un animale fantastico. Oppure, se io conosco l'elasticità della gomma e la trasparenza del vetro, posso, mettendole insieme, immaginare un vetro elastico o una gomma trasparente"


Le due definizioni sono simili, anche per gli esempi citati. Però, se Legrenzi non riconosce una totale libertà agli automatismi della fantasia, Munari specifica subito che essa è senza limiti. Il nostro cervello funziona per associazione di idee, ed ergo, una mente creativa, più cose conosce più è potenzialmente in grado di collegarne. Ora, se lo psicologo per "non totale libertà" intende che la fantasia è direttamente proporzionale ai dati a disposizione della memoria, l'artista entra nello specifico di questo scenario finito per sottolineare che le combinazioni possibili tra le cose conosciute sono potenzialmente "senza limiti" e non tutte "realizzabili praticamente". Messe così, le due affermazioni non sono opposte, ma in un certo senso consequenziali. Se invece lo psicologo si riferisce al fatto che, in generale, la creatività del pensiero trae comunque linfa dalle cose terrene, e per questo non è totalmente libera, l'artista, al contrario, intende che è con gli elementi acquisiti in questa realtà che una mente creativa è libera, perché è questo lo spazio in cui vive, pensa e si esprime.

Molto interessante è anche il discorso sulla fantasia attiva e quella passiva. Il Prof. Legrenzi, nella puntata che ho linkato sopra, dice che leggere provoca in noi la produzione di immagini e quindi stimola la fantasia attivamente, perché il testo non può andare comunque oltre la descrizione. Un film, invece, essendo di per sé una sequenza di immagini, è molto meno efficace in tal senso e la sua azione provoca passivamente la nostra fantasia. Sarà per questo che il 90% dei film tratti da libri deludono in larga parte coloro che la storia l'hanno prima letta? Di certo a quel punto diventa difficile far convergere l'immaginazione del regista con la nostra.

Ultimo quesito. Se l'immaginazione è, come dice Munari stesso, la capacità di proiettare nella propria mente l'immagine di una fantasia, endogena o esogena che sia, un libro stimola la fantasia attiva o l'immaginazione attiva?



P.s. Munari ti adoro.

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