mercoledì 6 aprile 2011

Cavolfiori romani + insonnia²


Sento l'Universo come un infinito cavolfiore romano. Sì, di quelli che si trovano su un qualsiasi banco di verdure al mercato. Nelle sue forme è ben visibile un frattale, cioè un'immagine che non fa che ripetersi su varia scala. Gli studi geometrici del matematico Benoît Mandelbrot nella seconda metà del secolo scorso, hanno cambiato il modo di vedere la materia e le sue forme, anche le più complesse. Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso... E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento (attribuita a Ermete Trismegisto). Il senso è all'incirca questo:



Gli esseri viventi seguono questa logica quando si riproducono.
Gli organi del mio corpo non conoscono l'ensamble che contribuiscono a far funzionare perché non sono esseri pensanti, non hanno alcuna coscienza di sé; sono parti di un essere cosciente. Ma il cervello li coordina, decodifica i loro segnali. Dunque se tutta la materia non fa che riproporre lo stesso modello o schema variandone la scala di grandezza, è plausibile ritenere che vi sia un coordinatore pensante a cui è ben chiaro (o lo sarà) il ruolo che giochiamo - di primo piano o meno non importa - nello spazio. E che anch'egli sia del tutto o in parte imperfetto e deteriorabile, perché costituito da elementi che hanno tali caratteristiche.

Contestualmente - come possiamo constatare soprattutto noi contemporanei - dopo l'acquisizione e la manipolazione degli elementi chimici che compongono materie e sostanze organiche e non, ci siamo imposti in natura come elemento di rottura. Lo sviluppo scientifico e tecnologico è oggi una stupenda escalation di traguardi spesso rapidamente raggiunti, ma ha avuto tra gli effetti collaterali l'aver acuito le nostre potenzialità deleterie, che da autodistruttive sono divenute anche distruttive. Certo, i presupposti non mancavano.

Ad ogni modo, queste e molte altre prerogative rendono la mente umana uno dei propulsori della trasformazione costante della massa fisica. Trasformazione aperta a tante ipotesi quante sono le rette che passano per un punto. Per esempio, nel Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo compreso all'interno delle "Operette morali", Leopardi pone l'ipotesi di un mondo senza più l'uomo, estintosi come i dinosauri ma, al contrario di questi, per sua stessa causa, e fa dire al Folletto: "Ma ora che ei sono tutti spariti, la terra non sente che le manchi nulla, e i fiumi non sono stanchi di correre, e il mare, ancorché non abbia più da servire alla navigazione e al traffico, non si vede che si rasciughi".
Come ci ha usato finora la nostra intelligenza?

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