venerdì 16 aprile 2010

"Conversazioni con un gargoyle": nota dell'autore.


Cosa significa conversare con un gargoyle? Il gargoyle è una scultura apotropaica di pietra raffigurante sia personaggi antropomorfi che (più spesso) zoomorfi, ed è la parte finale del sistema di fuga delle acque piovane nelle antiche chiese gotiche. In tal senso, per conversare con un gargoyle s'intende metaforicamente il dialogare con qualcuno dalla cui bocca fuoriesca purezza - come l'acqua, appunto.

Quasi tutti i racconti prendono spunto da viaggi e sensazioni provate in varie parti d'Europa; il principio è stato quello di coniugare aneddoti, leggende e storie dei luoghi più disparati con la fantasia e l'immaginazione, in un spirale ispirativa eterogenea e sincretica. Tarda sera a Nizza, per esempio, nacque da una passeggiata serale con Kasia, mia moglie, lungo Promenade des Anglais, il lungomare nizzardo. Camminando, mi accorsi del singolare contrasto tra la costa - fortemente illuminata dai lampioni e dagli sfavillanti interni di boutiques e ristoranti - e il buio totale contrapposto dal mare: era come se quest'ultimo si rifiutasse di partecipare a quello spettacolo, perché artificiale. Breve storia di un viandante notturno è invece un episodio storico-metafisico ambientato a Barcellona, scaturito da una surreale uscita notturna nella città catalana.
In Tra uomini e leoni ho cercato di ricreare il clima di estrema tensione della Polonia dei primi anni '80 - quella sotto la legge marziale proclamata da Jaruzelski - e di mettere in luce gli atti eroici di una figura storica polacca di quegl'anni, Jerzy Popiełuszko, da noi praticamente sconosciuto. Teorie di un clochard disperse nell'universo-metropoli nasce dal mio interesse per tutte quelle "esternazioni" scritte dagli homeless facilmente rintracciabili sui muri delle grandi città: in questo caso propongo un j'accuse rivolto alla matematica articolato in modo inusuale, scovato anni fa gironzolando per Roma. Infine, Riflessioni decontestuali immaginarie di un soldato italiano... - il più breve episodio del libro - prende spunto da "Il porto sepolto" di Ungaretti, celebre raccolta di poesie molte delle quali composte in trincea.

Tecnicamente i racconti sembrano essere indipendenti l'uno dall'altro - e lo sono per argomento - ma condividono alcune caratteristiche. In nessuno di essi si fa cenno al tempo, se non in modo aleatorio: credo che il mondo industrializzato, a causa anche dell'avanzare inesorabile della tecnologia e della medicina, dia a volte l'impressione di subire profondamente lo scorrere del tempo. In definitiva, è come se si stia troppo bene per dover morire così presto. Questa è una gabbia mentale, nemmeno troppo dorata. La vita in tempo reale è più veloce, ma la sua totalità aspira a durare di più.
Protagonista di ogni storia è l'uomo moderno alle prese coi paradossi del suo tempo - che sembra aver assimilato, ma ai quali si dimostra spesso insofferente. Lo stesso che, attraverso le scoperte degli ultimi due secoli, ha concentrato nelle proprie mani il potere di danneggiare fortemente o di distruggere le peculiarità del suo habitat e di quello altrui, sostituendosi al divino nel suo antico immaginario.

Ma il cardine di questi racconti è senza dubbio la decadenza, intesa come segmento di tempo che si colloca subito prima della fine di un ciclo, in cui tutto sembra essere permesso e al tempo stesso relativo. È proprio da scenari, sia reali che onirici, in tal senso decadenti che vengono i personaggi di questo libro. E ognuno di essi cercherà, destabilizzato, il proprio sentiero, guidato dalla lucida consapevolezza dei suoi limiti.
Un ultimo ringraziamento va a Stefano Fiore (Misterpaint) per il concept di copertina e per l'entusiasmo contagioso.

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