venerdì 18 marzo 2011

Banzai! Banzai! Banzai!


Questa è un'immagine dellla famosa isola d'immondizia, il Pacific Trash Vortex, che staziona nel bel mezzo dell'Oceano Pacifico. Lo stesso che l'11 marzo scorso, a causa di un terremoto di magnitudo 9.0, ha vomitato devastazione e morte sulle coste del nord-est di Honshū, la più grande e principale isola del Giappone. Tutto ciò che la violenza dell'onda mastodontica ha sradicato dalla terra nipponica e trascinato di forza nell'Oceano, andrà molto probabilmente ad aumentare il volume già smisuratamente dilatato del Pacific Trash Vortex. Abbiamo un posto simile anche dentro di noi, virtuale ovviamente, in cui finisce ciò che rifiutiamo, ciò che non desideriamo più ricordare. Un luogo tetro e maleodorante del quale conosciamo bene la strada tortuosa, lastricata di ricordi contundenti, di echi di parole aguzze, di volti di persone che abbiamo allontanato in fretta dalla nostra vista. Di memorie che sembravano sopite e che invece scopriamo ancora avere lame affilate. Il terremoto e lo tsunami prima e l'incidente di Fukushima Daiichi poi, hanno condotto obtorto collo il popolo giapponese proprio lì, nell'oscurità in cui galleggiano le carcasse putride delle sue vecchie e terribili paure. E le hanno risvegliate di soprassalto. Destro-Sinistro-Uppercut: Knockout.
Eppure, non è un caso che il paese tecnologicamente più all'avanguardia al mondo sia anche quello più vulnerabile per natura; è l'arte zen di tramutare la necessità in virtù, di tenere il bicchiere sempre vuoto affinché possa riempirsi.

Non sono un fisico nucleare, ergo non posso dare giudizi con cognizione di causa sull'energia ricavata dall'atomo, e neppure opinioni che non siano d'un profano che cerca d'informarsi, ma se questa ha storicamente provocato morti e malattie, allora, per quel che mi riguarda, in presenza di valide alternative dev'essere un'opzione da scartare. In riferimento al nostro Paese, il governo sventola (anche se dovrei usare l'imperfetto, visto che ora è molto più cauto) la bandiera del nucleare come unica via per l'abbattimento del caro bollette: e la benzina? Non c'è bisogno di sobbarcarsi un pesante onere - insieme psicologico ed economico - come la costruzione di centrali nucleari per abbassare il prezzo dei carburanti al distributore che è, lui sì, tra i più alti del continente.
Avevo tre quesiti:
1) Rendere le scorie innocue è - a oggi - impossibile, dove le mettiamo?
2) Per quanto tempo ancora ci sarà uranio disponibile? La Francia se lo procura da decenni in Niger (anche se ancora per poco, visto che i cinesi gli stanno soffiando tutti i giacimenti), quindi...
3) In uno scenario futuro in cui tale combustibile si troverà sul punto di terminare, sono ipotizzabili guerre più o meno mascherate per procurarselo, così come succede da anni per il petrolio?

Li ho postati sul blog di un astrofisico (molto interessante, lo trovate qui), come commento a un suo post. Lui, gentilmente, mi ha risposto:
(in riferimento all'uranio) Le stime danno buone le riserve per almeno i prossimi 85 anni [http://www.iaea.org/newscenter/news/2006/uranium_resources.html]
La speranza è che nel frattempo si arrivi ad una soluzione “verde” per la produzione di energia. Il problema dello smaltimento delle scorie è in effetti il vero grande nodo della questione...

Le tre parole giapponesi più famose credo siano kamikaze, harakiri e tsunami. Tutte e tre hanno a che fare con la morte. E c'è anche Banzai  - solitamente ripetuto tre volte con enfasi - che invece è un augurio di lunga vita. Banzai! Banzai! Banzai!

3 commenti:

  1. Energie rinnovabili tutta la vita! L'ho sempre sostenuto...

    metalbolic

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  2. ... e pensare che con l'ultimo milleproroghe hanno bloccato gli incentivi alle rinnovabili! Grande Fabie'!

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  3. bel post, analisi lucidissima...sottoscrivo in pieno

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